Recensioni

Quale, tra le nuove serie di questo Autunno, è la tua preferita?

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venerdì 17 luglio 2015



Carissimi telefili,
buon quel che vi pare e benvenuti ad una nuova puntata di Come caspita siamo finiti in American Gangster cioè, del nostro beneamato True Detective, che va in onda con vergognoso ritardo. Vi domando clemenza, e rimando la spiegazione al romanzo che prima o poi scriverò, intitolato Fangirls in sessione estiva, o Del disagio.





Fatta la doverosa premessa, possiamo lanciarci nelle torbide acque della malavita californiana – che suona un po' tipo “la movida dell'Aspromonte” - e trascorrere cinquantotto minuti in compagnia dell'immaginazione ipertrofica di Nic Pizzolatto. Preparate una bacinella di ghiaccio, che Antò fa ccaldo e le emozioni forti potrebbero provocare vittime.



Prima inquadratura dei nostri B&V che si scambiano uno Sguardo Intenso di fronte alla macchina esplosa nella puntata precedente, recuperata e trasportata nei soliti uffici/capannoni/concentrati di poratchume.
Altrove, in una casa il cui giardino ha le dimensioni del parco pubblico vicino a casa mia, Frank sta abusando verbalmente un giardiniere messicano perché gli alberi di avocados non crescono.



La moglie, ovvero il baluardo di Vinci contro la cavernicolaggine imperante, lo riprende, e gli dice che dovrebbero discutere del bambino. E' chiaro che qualcosa la tormenta, e propone al marito l'adozione. Lui non pare propenso, in base a un ragionamento appena un po' contorto: ognuno viene al mondo con un bagaglio di sofferenza, e, se si tratta del proprio figlio, si sa di avere a che fare con i propri peccati. Cosa che non vale per il figlio di qualcun altro.



La signora Seymons, però, esprime i propri dubbio: e se non fosse in grado di portare avanti una gravidanza? Sorpreso, Frank sottolinea che è rimasta incinta in passato, e lei si libera del peso che la opprime. Magari, è stato l'aborto a privarla della capacità di concepire. Il marito la tratta con l'attenzione di uno che ha un fastoso impero economico che gli sta esplodendo sotto la colita, e la liquida dicendo di fare tutti gli esami possibili (ora vorrei sapere quali), e che parleranno meglio della questione dopo che si sarà rimesso in sesto. Lei perde punti, dato che non lo schiaffeggia.



Svolte interessanti a Los Angeles: Paul si sveglia in un letto sconosciuto. Quiz della settimana, ladies and gents. Ha passato una folle notte di passione con
A) una delle ragazze del club in cui è stato la sera prima
B) il gigolo che gli ha detto di aver visto Caspere nel club in cui è stato la sera prima
C) l'ex fidanzata riesumata dai produttori
D) la cipolla.
Spiace per i fan di Pedro, ma la risposta è la B. No, lei in seconda fila, non ha vinto niente. Nemmeno un bacino sulla testa da Giorgio Mastrota.
Mentre noi ci godiamo il panorama,



il fanciullo è vistosamente torturato da un doposbronza di magnitudo eccelsa, e si sottrae alle manifestazioni d'affetto dell'amante. Nonostante questi gli abbia preparato i waffles.
Che spreco di pastella.
Giunto in taxi all'albergo dove alloggia, Paul si concede cinque minuti di sclero in cui urla “Fuck, fuck, FUUUUCK!!” in mezzo alla strada



(commento di mia madre: “Prima della fine, secondo me uno ce la fa a finire al repartino”), e scopre che i buongiorni di mer difficili si vedono dal mattino: nella hall è assiepato un branco di giornalisti, che lo fotografa da ogni angolazione, abbaiandogli domande sulla sua esperienza con la Black Mountain e sull'attrice del primo episodio. Non essendo un campione di pensiero laterale, il detective gira i tacchi e corre via.
Nel capanno, B&V (che sono nella stessa posizione da qualcosa come tre ore) ipotizzano che qualcuno abbia scaricato l'auto del misfatto vicino a casa del ragazzo licenziatosi dal set per incastrarlo.



Dopodiché, lui affronta un argomento delicato: l'improvvisata di Bezzerides nella villa del sindaco Chessani. Lei si limita a scrollare le spalle e fare la faccia da dura, sostenendo che tra poco l'uomo non potrà più nuocerle, in quanto si troverà in cella. Velcoro ha la faccia di uno che sta discutendo della banalità del male con Candy Candy.



Non le è venuto in mente, per caso, che c'è un motivo se Chessani possiede la più grossa villa di Bel Air? Negli ultimi cent'anni, la sua famiglia ha controllato l'economia di Vinci in toto, e non risulta che qualcuno di loro sia mai finito dietro le sbarre. Oltretutto, l'indagine statale è palesemente messa in piedi per non funzionare: a Vinci si fa così da un secolo, e la gente vuole solo che venga mantenuto lo status quo. Bezzerides e Paul non sono di certo i cocchi di colleghi e superiori.



Che siano stati messi a lavorare sul caso proprio perché sacrificabili?
Ani afferma di trovarsi lì solo per risolvere un omicidio, e tutti e due si domandano che fine abbia fatto Paul: uno che passa la notte a interrogare prostitute e il mattino dopo non dà segno di sé non lascia sperare in sviluppi idilliaci. Arriva Dixon, che battibecca un po' con Bezzerides e torna a fare il comprimario sudaticcio.
Intanto, Frank sta cercando di recuperare liquidi, e i primi a cui fa visita sono gli esponenti di una famiglia malavitosa italiana. I quali, manco a dirlo, possiedono una pasticceria completa di cose inquietanti in marzapane e hanno un'autostrada di sopracciglia che attraversa la fronte.



Ah, no.
In ogni caso, il gangster è ritornato ad occuparsi del giro di affari legato al club di Santos, il messicano che ha gonfiato come una zampogna nella scorsa puntata; gli serve droga da far girare nel locale, e propone un affare ai suoi interlocutori. Ci sono momenti di tensione, in cui viene insinuato – peraltro del tutto a ragione – che Frank abbia ripiegato nuovamente sui club perché altri suoi progetti non sono andati a buon fine; tuttavia, l'accordo viene concluso.
Paul se ne sta solo e abbandonato sul ciglio della strada, e Velcoro va a recuperarlo.
Scopriamo che
A) gli hanno fregato la moto. Poraccio, veramente una giornata da dimenticare.
B) il detective di Vinci ha una bottiglia di vodka anti hangover nel vano portaoggetti.



Paul confessa che non ha potuto rientrare in albergo per colpa dei giornalisti, e Velcoro ci offre quella che, finora, è una delle battute più azzeccate della serie: “Uno di quei cazzoni (i reporter, ndA) una volta mi ha detto che preferisce sbagliarsi ed arrivare primo che azzeccare la notizia ed arrivare secondo.”
L'altro non pare eccessivamente consolato, e il detective rivela un'inattesa comprensione, dicendo che ha più o meno capito che cosa Paul si è trovato ad affrontare nell'esercito, e che, a parer suo, non è altro che un eroe di guerra che ha avuto una brutta giornata. Non occorre che i giornalisti lo sappiano.



Paul si lascia andare, gemendo che ha sempre fatto quello che gli anno chiesto, quand'era soldato e dopo, in polizia; possibile che non sia bastato? E perché non è in grado di vivere fuori, nel mondo?
Velcoro gli porta un esempio perfetto: guarda me, dice. Pensa forse che qualcuno sia capace di affrontare la vita quotidiana? Comunque, andrà a prendere la sua roba e farà in modo che gli cambino albergo. Il mio cuoricino di pietra si scioglie, nonostante la nozione che gli Americani curano il doposbronza a colpi di altro alcol e integratori.



Frank continua con il proprio percorso di recupero liquidi, questa volta con intimidazioni assortite ai danni di un tizio che ha comprato da lui un condominio in cui vivono quelli che immagino siano immigrati irregolari. Manco a dirlo, ottiene una percentuale mensile sugli affitti, nonostante il proprietario della struttura si lamenti di dover già pagare Chessani. Che appare sempre più losco.
Ovviamente, Bezzerides ha preso gli avvertimenti di Velcoro e se li è infilati nel naso, e dunque si trascina dietro il povero detective a fare gli appostamenti sotto la villa del sindaco.



Lo scopo è parlare con la figlia, quella che si è chiusa in camera non appena ha visto sopraggiungere i poliziotti. Ed eccola che arriva, con una macchina che probabilmente costa poco meno di casa mia.
Anziché dirigersi alla villa, si infratta in una specie di rifugio segreto, una stanza seminterrata che forse era una vecchia farmacia, a due passi dalla struttura principale, e quando i due entrano è lì che fuma il narghilé.



Sorry not sorry.
La ragazza risponde docilmente alle prime domande: sì, conosceva Caspere, anche se non bene, ed è sempre stato gentile con lei; no, non crede che suo fratello abbia mai avuto molto a che fare con il consigliere comunale; no, non ha idea di chi potrebbe aver occupato la linea telefonica di casa per parlare con il defunto. Sotto il loro tetto “non ci sono regole, e mai ce ne sono state”.
La conversazione diventa più personale quando Bezzerides chiede cosa sia avvenuto alla prima moglie del sindaco, la madre della ragazza e di Tony. La risposta è che la donna è stata ricoverata in un ospedale in Nevada, quando la figlia aveva undici anni: ha iniziato a manifestar i sintomi della schizofrenia, ed è diventata pericolosa. In seguito, si è impiccata in clinica.
Ellamadonna.
Trascinata dal momento, Ani rinuncia alla propria usuale freddezza per confessare che sua madre è morta quando lei aveva dodici anni.



E' chiaro che si è stabilita una connessione tra le due donne, e viene rivelato senza sforzo il nome del medico cui, tra le righe, la ragazza imputa la piega tragica che gli eventi hanno preso in Nevada: Pitlor.
Ovvero Renato Zero in trip, lo psichiatra di Caspere.



Come parlando a se stessa, inoltre, la ragazza aggiunge una frase inattesa: “Mio padre è una persona davvero cattiva”. I detective la guardano, scossi, e lei si rende conto di aver parlato troppo e scatta in piedi, lasciando precipitosamente la stanza.
Forse ispirata dai ricordi, Ani va a far visita alla sorella, Athena (che è pheega anche senza i capelli verdi). Parlano per qualche minuto delle immagini della madre che sono rimaste con loro, mentre guardano delle orrende statuine di legno intagliate dalla stessa. La detective sostiene che certi ricordi non si lascino dimenticare, perché sono loro che guardano dentro di te, non tu che guardi dentro di loro.



Si scopre che Bezzerides si è tenuta solo il coltello della madre, e subito dopo si torna al discorso della nudità su Internet. Athena continua a sostenere di avere tutto sotto controllo: è pulita, ha smesso di bere, e ha intenzione di continuare solo per un paio di mesi, abbastanza per pagarsi la scuola d'arte. Sottolinea che non è una prostituta: non va alle feste a cui la invitano. Come prevedibile, Ani acquista interesse, ma non riesce a carpire poi molte informazioni. Ultimo siparietto commovente: “Avrei dovuto esserci, per te”; “Tesoro, non riuscivi a esserci nemmeno per te stessa”.



Altrove, con un plot twist a favore degli ormoni in campo, vediamo Paul seduto a cena con Em, l'ex fidanzata topa. Notizia bomba della puntata: lei è incinta.
Ecco, in questo momento – o meglio, mentre lei dice di essere contro l'aborto – negli occhi dei telefili veterani come me passa uno spettro. Un'ineluttabile previsione di quello che sta per avvenire. Un “Ohporcacipollanooralodicemelosentochelodicenononcelapossofare”.
Nel momento in cui Paul dice che è una notizia stupenda, e ora so che ti amo da impazzire, e già che ci siamo sposiamoci, e la bacia disperatamente i nostri peggiori sospetti prendono corpo.



Il sottotitolo di questa sere potrebbe essere Babbioni che si scavano la fossa con le proprie mani ed altre amenità.
Per fortuna cambiamo decisamente inquadratura, perché ero a un millimetro dal crollo emotivo.  B&V sono al Panticapaeum Institute, per porre ad Osho, cioè, al padre di Ani qualche domanda su Pitlor, il quale aveva affermato di conoscerlo. In effetti, l'uomo se lo ricorda: all'inizio degli anni Ottanta, li aveva frequentati per degli studi sulle dinamiche di gruppo. E gli pare di ricordare che facesse parte della loggia di Chessani.



I necessari chiarimenti portano a delle foto in cui troviamo il vecchio Chessani, padre dell'attuale sindaco, con il figlio e Pitlor. Il nostro santone di fiducia afferma che non è poi così strana, come coincidenza: lì intorno si sono incrociati decine di movimenti religioso/spirituali, e lui si è sempre attenuto a un certo tipo di compagnie. Breve svarione sulla figlia da piccolo e sull'aura di Velcoro. Che, a quanto pare, è immensa, verde e nera.



No?
I due detective si dirigono dunque verso delle zone cerchiate nelle mappe trovate nello studio del sindaco, ampi spazi di terreno che, stando alla sua agenda, Caspere aveva visitato. Non trovano altro che un tizio che spiega loro come, in quei luoghi, ogni cosa sia contaminata dagli scarti minerari, appartenenti a compagnie che sono in bancarotta e che quindi non possono permettersi di ripulire nulla. Il suolo è inutilizzabile, le fattorie chiudono; la gente, semplicemente, si è arresa. Velcoro ipotizza un candido “forse è qui che abbandonano i cadaveri.”



Nel tentativo di fare cassa, la signora Seymons ha organizzato un incontro tra un suo ex, oggi abbiente investitore, e il marito. L'accordo non va in porto, e Frank, frustrato, si sfoga di brutto con la moglie, la quale, finalmente, lo manda a pettinare i Wookie.



Intanto, una coppia inedita (Dixon&Paul) fa il giro dei banchi dei pegni, per vedere se qualcuno ha cercato di liberarsi dei preziosi sottratti a casa di Caspere; i due sembrano avere fortuna, perché non solo ritrovano un orologio appartenente alla vittima, ma il proprietario ha conservato il nastro della videocamera di sicurezza: potranno vedere la ragazza che l'ha impegnato. Che sia una svolta nelle indagini?
Chi se la passa decisamente male è Bezzerides; infatti, va dal proprio capo per fargli un resoconto dei progressi compiuti, e si trova davanti ad un richiamo formale per molestie sessuali e coercizione.



A quanto pare, avere una relazione con un subalterno incapace di prendere le cose con sportività, maltrattarlo e scaricarlo non è un'idea geniale. Oltretutto, il sollevarsi del polverone ha portato ad ulteriori indagini: il partner di Ani, Ilinca, ha ammesso di aver avuto dei trascorsi con lei. Scioccata, la detective afferma che hanno trascorso insieme una sola notte; possibile che a nessuno sia mai accaduto, con un proprio collega? Il capo replica unicamente che lei può andare a letto con chi vuole, basta che non sia all'interno del dipartimento. E, come se le ingiustizie non fossero finite, è sospesa dall'incarico  a Ventura, nonostante possa ancora seguire il caso Caspere, che è di competenza statale.



Oltretutto, si dice in giro che Bezzerides abbia contratto dei debiti di gioco. Ed è meglio che sistemi tutti i conti, prima che qualcuno degli Affari Interni ci ficchi il naso.
Furibonda, Ani chiede se per caso c'entri Chessani, e non ottiene risposta. Nel parcheggio, Ilinca tenta di giustificarsi, finendo per accusare la collega di aver mandato all'aria il suo matrimonio, senza nemmeno poi concedergli una possibilità di costruire qualcosa. Lei gli rivolge uno sguardo tipo questo



e sottolinea che, se il suo matrimonio non fosse già stato agli sgoccioli, Ilinca non si sarebbe presentato all'hotel, quella sera. Dopodiché, parte sgommando.
E, arrivata a Vinci, scopre che c'è stato un deciso balzo in avanti nell'inchiesta: la combinazione tra il nastro del banco dei pegni e le impronte sull'orologio ha permesso di identificare una certa Irina Rulfo, prostituta, e il ben più sinistro Ledo Amarilla, messicano accusato di circa quattrocento crimini, tra cui aggressione aggravata. La teoria, espressa brillantemente (?) da Dixon, è che Irina abbia avuto degli incontri con Caspere a casa di quest'ultimo, e dunque visto il suo stile di vita; dopodiché, i suoi papponi hanno torturato il consigliere comunale per avere accesso ad ogni frammento del suo patrimonio, e l'hanno ucciso.



Solo Bezzerides sembra dubitare di questa amabile storiella, anche se, dopo aver chiesto a Paul che informazioni abbia reperito a Troialandia (che Tasha era una prostituta…ma che sorpresa), accetta di buttarsi nella nuova indagine.
Al solito diner tinteggiato per l’ultima volta nel 1973, Velcoro aggiorna Frank sugli sviluppi, ma il gangster non è sollevato: il fatto che Amarilla stia impegnando gli oggetti di Caspere significa che non sa che fine abbiano fatto i soldi di Frank. Non ancora abbattuto, comunque, l’uomo propone a Velcoro di andare a lavorare con lui: ha rimesso in piedi degli affari che richiedono personale, e Ray, in polizia, sta “sprecando il proprio talento”.



Non ci è dato sapere la risposta, ma vediamo Velcoro consegnare a Chad il distintivo che è stato di suo nonno, nascosto nel buio di un giardinetto suburbano. Il figlio gli chiede perché del dono: Ray sta forse andando via? Mentre il mio cuoricino si contrae, c’è un abbraccio e la raccomandazione di non mostrare l’oggetto a madre e patrigno, nonché i soliti “prometti che ti ricorderai da dove vieni”. Velcoro scompare nella siepe rivelando insospettate inclinazioni.



Al casinò, Frank aggiorna un paio di tirapiedi sulla situazione e ne trattiene uno, il tizio alto e secco che gli ha dato notizia della morte di Stan. Insieme alla moglie, inizia a porgli domande scomode: come mai nella puntata precedente è sparito? Perché Osip era così felice di vederlo? E’ chiaro che qualcuno sta cercando di rovinare lui, Frank…ma chi? Il tizio vacilla, e il gangster lo pone a capo della sala da gioco per la serata. Lui protesta, perché è un lavoro da poratchi  che non fa da tipo tre anni; la risposta è più o meno questa.



E tu, o esserino retrocesso?
Frank confessa alla moglie che Chessani sta considerando altri acquirenti per il giro di tangenti del casinò, e lei gli chiede se abbia mai considerato di tirarsi fuori da tutto quel giro. Lui ovviamente è del partito #nonsimollauncazzo, ma si prendono per mano e continuano ad essere belli belli belli in modo assudo.
Intanto, uno degli informatori di Dixon ha trovato Chessani, e il primo pensiero di Bezzerides è organizzare una retata con dieci agenti, giubbotti e pistole.



I capi di Velcoro e il sindaco assistono alla partenza; quando lui esclama “State attenti, lì fuori” lo sguardo di Bezzerides è un’arma impropria.
Il magazzino segnalato dall’informatore è in una zona a predominanza messicana, a qualche metro da una manifestazione contro i tagli al trasporto pubblico.
Tutto il mondo è paese.
La spedizione inizia nel migliore dei modi: da veri geni del crimine, i detective camminano, indossando giubbotti antiproiettile con la scritta POLIZIA in caratteri cubitali, in mezzo a una strada, sotto ad almeno una decina di finestre da cui potrebbe sporgersi un cecchino.
E infatti un tizio inizia a sparare loro addosso.



Comincia subito un conflitto a fuoco, nel quale viene chiarito che
A) in questa serie le pistole sono armi fantasy, in grado di precisione a cento metri
B) Paul non è stato nell’esercito per niente
C) non bisognerebbe mai prendere a pallottole un edificio che potrebbe ospitare un laboratorio per la produzione di droghe sintetiche.
Infatti (2) l’edificio esplode.
Nuova salva di proiettili, uno dei quali centra Dixon in testa, uccidendolo.



I detective muoiono come mosche, finché un grosso SUV non si allontana dal palazzo e Bezzerides, reduce da minuti di panico causa fine munizioni e di un salvataggio di culatta ad opera di Paul, decide di inseguirlo. A piedi. E quasi ci riesce.



La corsa del veicolo viene interrotta dall’impatto contro un bus circolante nonostante o per la manifestazione; i messicani saltano a bordo e uccidono gran parte dei passeggeri, finché Amarilla stesso scende trascinando per la collottola un anziano che usa come ostaggio. Al quale, dopo qualche minuti di stallo alla messicana – ah, ah –, spara, urlando qualcosa tipo “che la morte mi venga pure incontro”. Al che, Velcoro e Paul gli svuotano i caricatori addosso.
Sopraggiunge anche Ani, insieme a loro l’unica sopravvissuta nell’intera squadra; rimangono immobili, storditi, ad ansimare e imprecare, fino ai titoli di coda.
Ora, io mi chiedo.
E’ MAI POSSIBILE CHE NEI FILM AMERICANI A NESSUNO VENGA MAI IN MENTE DI SPARARE ALLE GAMBE? Erano in due contro un uomo armato ma chiaramente fuori di testa! Un proiettile in un ginocchio, uno nell’altro e avrebbero potuto portarsi via Amarilla senza un beh. E interrogarlo, magari. Ma no, loro volevano giocare a Lucky Luke.



In sintesi, per il momento questa seconda stagione ci sta dando più problemi che gioie. La trama talora è confusionaria, e, discutendo con amici fan, ho capito che cosa ci dà fastidio: è come se, per arginare la perdita di un personaggio titanico come quello di Rust, avessero tentato di trasformare ognuno dei protagonisti e dei gregari di questa stagione in un Rust – tutti hanno un passato tragico, tutti bevono, tutti filosofeggiano. La grandezza della scorsa stagione, però, è stata proprio quella di inserire un personaggio fuori dalle righe tra altri del tutto credibili, che lo hanno esaltato e bilanciato a un tempo. Qui, si rischia l’effetto “ellamadonna che sfiga”, privo di un contributo vero e proprio alla storia. Naturalmente, si tratta di un’opinione; commentate facendomi sapere le vostre!
Do un sette e mezzo, perché la trama sta cominciando a evolvere e sono curiosa del ruolo di Pitlor e di Chessani in tutto ciò,



e vi linko il promo della prossima puntata, in onda domenica negli USA.
Prima di concludere, ringrazio con tutto il cuore Raffaella di Telefilm Mood, che mi ha proposto di pubblicare in pagina le recensioni. Sì, proposto. Non ho dovuto ricorrere a nessun elemento coercitivo. Avanti, spolliciatela!
Come sempre, vi ricordo di mettere il like alla nostra pagina Facebook  e di seguirci su Twitter, per restare sempre aggiornati sulle vostre serie preferite. Un abbraccio e alla prossima settimana,
                                                                                                                         Tonks 






1 commenti:

Carlotta ha detto...

Buddy Valastro mi ha stesa! ahahahah

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