mercoledì 8 aprile 2015
Telefili carissimi!
Come state? Le abbuffate di Pasqua e Pasquetta hanno
migliorato il vostro umore o fiaccato il vostro spirito?
Personalmente, mi trovo all'alba del martedì sera in
quello che si può definire un coma da accumulo di cibo. Se la recensione di
questo quinto episodio di The Returned dovesse presentare delle incongruenze,
imputatele al cioccolato che mi è andato al cervello e, da magnanime creature
qual siete, perdonatemi.
Ciò detto, partiamo a bomba con un ennesimo flashback:
stavolta, quello che stiamo per vedere è accaduto sette anni prima delle
vicende narrate. La notte è buia e tempestosa (necessaria citazione di
snoopesca memoria), e la porta di...un capanno? Una rimessa? C'è una
differenza? Ce ne frega qualcosa? Sbatacchia nel vento. Subito, una donna sulla
cinquantina-e-oltre pare svegliarsi, e inizia a gridare, agitata: “E' uscito!
E' uscito!”
Compare dunque Tony. Ve lo ricordate? No? Non temete, non
è demenza, solo la quantità inumana di personaggi presenti in questa serie. Si
tratta del gestore del Dog Star, che abbiamo visto sotto interrogatorio per
l'omicidio della cameriera, Lucy, e poi alle prese con Adam, un fratello
redivivo e non proprio bendisposto. Ed è proprio ad Adam che la donna si
riferisce: rimprovera infatti aspramente il figlio maggiore, rea di aver
lasciato all'altro la possibilità di evadere dal capanno. Ripete che,
nonostante Tony faccia finta di niente, il ragazzo più giovane è malato, ed è
un pericolo per tutti.
L'aitante (?) figliuolo balza in macchina, alla
ricerca del fuggiasco, ed eccoci planati nel solito sottopasso che nessuna
donna di buonsenso dovrebbe più attraversare, sulla scena del tentato omicidio
di Julie. L'aggressore alza la testa, e per la prima volta lo vediamo in viso:
sorpresa delle sorprese, si tratta di Adam. Non possiamo forse parlare di un
coup de theatre,
ma non c'è tempo per soffermarsi su sottigliezze di
trama. Mentre il fratello si avventa sul ventre della vittima, infatti, Tony lo
raggiunge di corsa, e lo colpisce alla testa con un oggetto pesante non meglio
identificato. Segue un attimo di esitazione, presto spazzato via da voci
udibili in lontananza; forse credendola morta, Tony abbandona Julie lì dov'è, e
si carica in spalla il killer svenuto, per correre al riparo. E meno male che
mamma l'ha fatto nerboruto e un po' fesso.
Una volta nel folto dei boschi, il pover'uomo inizia a
scavare una fossa per Adam, il quale, tuttavia, è ancora abbastanza in salute
da singhiozzare, promettere che non lo farà più, chiamare la mamma. Un'angoscia
che manco La piccola fiammiferaia, e infatti in capo a qualche istante Tony gli
molla una badilata sul muso. Dopodiché lo seppellisce, e piangendo gli chiede
perdono. Siamo al minuto 5.01 e ho già finito i Cleenex.
Compare la scrittina “present day”, e i due fratelli,
entrambi in perfetta salute, stanno pranzando. Adam è allegro come uno storno,
e chiede in prestito a Tony il pick up e qualche soldo per fare spese in città.
L'altro rivela un certo intelletto, e con esso la preoccupazione che qualcuno
veda Lazzaro e inizi a porsi domande scomode. Apparentemente sordo alla logica,
Adam cambia argomento: il fratello maggiore gli ha raccontato che si era
ammalato, ma non di che cosa. Anziché fingere, Tony lo fissa e risponde che
Adam sa benissimo di che cosa lui stesse parlando.
I piatti finiscono nel lavello senza essere stati
toccati, e la tensione sale, ragazzi. I feel it.
All'ospedale, Julie entra nella stanza di una ragazza
attaccate a tutte quelle macchine che fanno beep beep di cui abusano i medical
dramas: è Lucy, la cameriera aggredita. Sollevando la sua camicia da notte, la
dottoressa vede le familiari ferite che le ricoprono l'addome, e le stringe la
mano, chiaramente investita da un forte carico di emozioni.
Emozioni che, comincia ad intendersi, saranno la cifra
della puntata: altrove, Rowan ha la faccia di una che piange da tre giorni, e
si dà all'etilismo mentre Tommy lo stalker tenta di convincerla che le
telecamere e quella piccolissima bugia bianca sul suicidio di Simon sono state
misure prese nel suo interesse.
Lei non se la beve (la storiella; la bottiglia di
rosso sì), e accusa il fidanzato di averle mentito. Non una linea d'attacco
furbissima, quando si ha uno scheletro nell'armadio. O meglio, un amante morto
in soffitta. Dopo una risposta piccata, tuttavia, Tommy si dichiara disposto a
passare sopra la faccenda dell'adulterio a poche settimane dalle nozze e,
proprio mente mi stavo domandando che problema avessero tutti quanti,
sottolinea che il ritorno in vita di un tizio schiattato anni e anni prima non
può propriamente essere definito un lieto fuori programma. Rowan risponde con
un delirante “but he is here”, mentre io esulto: solo a me non sembrava normale
che il problema fosse “sei andata a letto con tizio”, e non “porca minestra,
Tizio dovrebbe essere un mucchietto d'ossa sepolto sotto dieci metri di
terra!”?
In quello che dovrebbe sempre essere il centro
ricreativo, ma mi sembra diverso dalla puntata precendente (pregasi far partire
Mistero di Ruggeri), Peter lo psicologo sta lavorando al computer,
quando Victor, lui sì, inquietante come al solito, lo interrompe con un
lapidario “So chi sei. Hai ucciso mia madre. Hai ucciso me!”
Dubito che un innocente resterebbe impassibile, ma la
reazione dell'uomo – un salto di diciotto metri e vari balbettii incoerenti – è
una dichiarazione di colpevolezza bella e buona. Mentre Peter arretra verso il
muro, salta la luce, e Victor sparisce. Lo psicologo corre nel locale dove si
trovano i letti, ma quello del ragazzino è vuoto; ad attenderlo, trova solo
Helen Goddard, appollaiata su una poltrona. Michelle Forbes è una bravissima
attrice, ma mi mette i brividi, io ve lo dico.
Una pausa da tanta cupezza, e un tranquillo esterno
giorno: Rowan, evidentemente multitasking (bibliotecaria e guida turistica),
illumina una classe di bambini di cui fa parte anche sua figlia sulla
devastante alluvione del 1986, quella che noi sappiamo essere costata la vita
ad Helen. Mentre una maestra rassicura i pargoli sulla stabilità della nuova
diga costruita dopo la tragedia, Rowan vede Simon che cammina bello tranquillo
dall'altro lato della strada. I due si scambiano un sguardo che se Mat Vairo
avesse fatto certi occhi a me mi sarei sciolta in una pozza di disagio sul
marciapiede,
ma, quando lei sbatte le palpebre, si trova davanti un
ragazzo del tutto ignaro, che assomiglia vagamente a Simon e nulla di più.
Insomma, io sarò drogata di Kinder, ma qua in mezzo sono quella che regge
meglio botta.
Torniamo a un Peter comprensibilmente scosso, che
cerca Victor in ogni dove. Helen non si meraviglia di sapere che finora non ha
avuto fortuna, e aggiunge, enigmatica, che, quando sarà pronto, sarà il bambino
stesso a trovare lo psicologo. Questi le chiede se Victor le abbia detto
qualcosa prima di fuggire; Helen risponde con un “No, e a te?”, il cui livello
di sassyness farebbe impallidire l'imperatrice in carica.
D'ACCORDO, SCUSATE.
Subito dopo, la donna esce per “una passeggiata”, e si
immerge fino alle anche nel fiume che l'ha uccisa tanti anni prima. Qualunque
cosa avesse in mente, si ferma a causa di un macabro spettacolo: un intero
branco di cervi morti trascinati via dalla corrente. Bleah.
Ci spostiamo a casa di Nikki, verso lidi più
piacevoli: la vicesceriffa si sta, infatti, godendo una mattinata libera a
letto con la fidanzata. Sul più bello, in puro stile serie tv, suona il
telefono, e un collega la informa che ha proseguito la ricerca di denunce di
scomparsa che lei gli aveva ordinato in seguito alla scoperta che Julie
nascondeva Victor. Quattro anni prima, una donna aveva raccontato di aver
trovato un ragazzino sui sette anni, la cui descrizione corrisponde, intento a
girovagare da solo; il bambino era però svanito senza lasciare traccia, né
proferire una parola. Proprio questo ha attratto l'attenzione del poliziotto,
consapevole del mutismo di Victor.
Turbata, Nikki molla la tipa già in mutande
(tecnicamente, qui non c'è nessun cock, ma temo che anche lei apprezzerebbe
l'idea di un Fondo Vittime del Cockblock) e se ne va “per qualche ora”.
La sua meta, come scopriamo subito, è il centro ricreativo:
dopo aver chiesto a Peter di parlare con Victor ed essersi sentita raccontare
della sua sparizione, domanda allo psicologo come mai non siano state chiamate
le forze dell'ordine. Lui si arrampica sugli specchi imburrati,
dicendole che non gli pareva sensato mettere tutti in
allarme perché un ragazzino si è fatto prendere dalla smania della Giovane
Marmotta. Prima di andarsene, Nikki si fa promettere che, se Victor non sarà
ricomparso entro sera, Peter le telefonerà, cosa che lascia il nostro psicologo
in uno stato di prevedibile rovello.
Frattanto, gli sbirri, che evidentemente non hanno
molto da fare, recuperano i cadaveri dei cervi del fiume, e Tommy si sorprende
nel constatare che gli animali non presentano fori di proiettile o altre
ferite. Intima dunque a un sottoposto di stabilire la causa della morte, perché
chiaramente è più preoccupante un ungulato stecchito che un umano risorto.
Al Centro, Simon sta leggendo in solitudine, quando
Peter, con l'espressione di uno a cui è appena andata a fuoco un'emorroide, gli
spiega che la polizia bazzicherà la zona per un po' e che per lui quello non è
più un posto sicuro. Non ho capito se il ragazzo gli abbia raccontato le
proprie vicissitudini con Tommy, o se lo psicologo abbia soltanto paura di
dover rispondere a domande scomode sulla resurrezione et cetera. Quando Simon
gli comunica che non ha un posto dove andare, Peter sfrutta il proprio modesto
genio criminale e lo scarica a casa Winship, sostenendo che a Camille farà bene
parlare con qualcuno che ha condiviso la sua esperienza di ritorno dalla morte.
La fanciulla sembra elettrizzata, non si sa se dalla prospettiva di ricevere
delle risposte o da, beh, questo.
Frattanto, persino Claire, di solito acuta quanto un
sedano rapa, si rende conto che Peter è in ambasce, e gli fa una carezzina,
sussurrandogli la cantilena del “tu-sei-un-uomo-buono”, la quale, chissà
perché, non sortisce gli effetti desiderati. Infatti, lui la patpatta con
tutta l'attenzione di un uomo che ha ben altri problemi e replica con un
sempreverde “ti chiamo io”.
Altrove, Adam sta sventrando un cervo con espressione
serafica, e ne estrae qualcosa che più che alle viscere somiglia ad un
Tuppeware. Sono comunque dettagli, e Tony, rientrato da un giro di shopping,
quasi muore di spavento alla vista del sangue sulle mani del fratellino.
Nonostante le rassicurazioni di questi, lo affronta sulla morte di Lucy McCabe
e gli chiede di dirgli la verità, lasciandosi scappare qualcosa tipo “non aver
paura, non lo farò di nuovo.”
Adam comprende quindi che è stato il fratello ad
ucciderlo, e Tony gli spiega che la loro madre credeva che lui fosse malato, e
che non ci fosse modo di guarirlo. Sostiene inoltre di essersi sbagliato, e di
rimpiangere quello che ha fatto, perché ora capisce che Adam tentava di sfogare
i propri istinti omicidi sugli animali e uccideva solo perché loro non erano in
grado di aiutarlo. Sconvolto, il ragazzo minaccia Tony con il pugnale da
caccia, urlandogli che, forse, è tornato in vita per vendicarsi e sgozzarlo;
tuttavia, nonostante il fratello maggiore pianga e lo supplichi di farlo e
basta, o di perdonarlo, Adam getta l'arma tra l'erba e si allontana senza una
parola.
A casa Winship, Camille e il suo nuovo, attraente
amico si scambiano confidenze tra non morti, o quasi morti, o un-tempo-morti, o
come preferite. Apprendiamo così che Simon non ha mai conosciuto i propri veri
genitori e che, se davvero si è suicidato, come sostiene Tommy, non se lo ricorda.
Tutto quello che sa è ciò che gli ha detto Peter, e cioè che è stato investito
da un'auto. Ricorda, però, il giorno in cui la sua vita si è interrotta:
ricorda la gioia incontenibile che provava al pensiero del matrimonio e del
bambino in arrivo, e il vago timore che tutto ciò che stava per ricevere fosse
troppo per lui, che non lo meritasse. Alla fine, però, è giunto alla
conclusione che lui e Rowan sono fatti per stare insieme, e niente potrà
cambiare questo fatto. Notate l'uso dei tempi verbali.
Qui, abbiamo quella che forse è la prima, vera caduta
di tono della serie.
Spiegatemi com'è possibile prendere sul serio una
ragazzetta che sorride con aria bovina ed afferma: “love is stronger than
death!”.
Ve prego. Mentre mi liscio i capelli sulla nuca, ritti a causa
dello shock, Simon risponde pure, e chiede a Camille di fargli un favore. Lei,
rapita, accetta subito, ed io telefono al dentista e gli chiedo un appuntamento
urgente, viste le settecentoventi carie che mi sono appena spuntate così
all'improvviso.
Rowan apre la porta, e si trova davanti una
quindicenne bionda in tempesta ormonale che le riferisce un messaggio del
fidanzato morto: Simon le dà appuntamento alla stazione, raccomandandole di
portare con sé Chloe. Inoltre, Camille si lascia sfuggire di aver subito lo
stesso destino di Simon (la chiamavano cautela), e sbrodola sull'amore eterno e
la predestinazione e e e. La donna la chiude fuori, messa sottosopra non ho
capito se dal torrente di miele che ha invaso lo schermo o dalla proposta di
fuga dell'amato.
Frattanto, un MEDICO LEGALE viene scomodato da Tommy
per fare l'autopsia a 'sti piripicchio di cervi morti, e conclude che la causa
del decesso è l'annegamento. Tommy, che conosce le abitudini dei cervi meglio
di Konrad Lorenz,
si dichiara oltremodo perplesso, e il dottore aggiunge
un dettaglio se non altro curioso: pensa che si sia trattato di un suicidio. Da
cosa l'abbia dedotto non è dato sapere, ma lo sceriffo appare per una volta
giustamente scioccato.
In centro, Helen Goddard fissa il proprio ritratto sul
murale dedicato alle vittime dell'inondazione dell'86, e scuote la testa, non
si sa se perché lo trovi poco lusinghiero (e avrebbe ragione) o per altri
motivi. D'improvviso, compare Victor, muto e inquietante; in forma smagliante,
insomma. La donna gli si rivolge chiamandolo Henry e, per nulla turbata dalla
sua ostinata afonia, lo porta a fare colazione al caffè di fronte.
Qui, parla a lungo di come conoscesse la madre di
Victor, e Victor (Henry?) stesso, per quanto lui non ricordi di lei; accenna
inoltre alla macabra fine che lei e il figlio hanno fatto. Scivoliamo dunque
nell'apocalittico, e il discorso abbraccia l'arca di Noè e via dicendo.
Apprendiamo come i cervi stecchiti abbiano tolto ad
Helen ogni dubbio: la cittadina è maledetta, ecco perché creature come lei e
Victor/Henry possono andare a zonzo impunite. Occorre, dunque, qualcuno che
“faccia qualcosa” e sistemi la situazione. Tipo mia madre, quando mi ordina di
sistemare i cassetti. Boh.
Nella solita soffitta, Rowan fa un po' di archeologia
tra i ricordi suoi e di Simon, il quale, naturalmente, è fotogenico come un
modello di Abercrombie. Manco mezzo scatto in cui abbia gli occhi chiusi.
Trova, in mezzo al ciarpame, un cd, e lo mette su; frattanto, vediamo Simon in
carne ed ossa, o di qualunque cosa sia fatto, che attende alla stazione e
pigola sempre più piano. Ed io vorrei tanto consolarlo.
Non si sa se perché la canzone effettivamente fa
schifo o cosa, Rowan chiude con un colpo secco il baule delle reminescenze, e,
quando Tommy rientra, gli chiede di getto quale tra due tipi di fiori
preferisca per il centrotavola del matrimonio. Lo sceriffo è rincoglionito,
oltre che dalla natura, dalla felicità, e biascica un tentativo di risposta.
Dato palesemente a casaccio, perché l'uomo medio non distingue una melanzana da
una camelia, ma il pensiero positivo c'è e andiamo avanti (cit). Rowan bacia il
futuro sposo, cuoricini e margherite in stile shojo manga e se Simon è triste
mi offro volontaria. Va bene, la pianto.
Al Dog Star, Camille, nei panni di Alice, sta
rifilando alle amiche della sorella balle su balle in proposito di un ex
ragazzo musicista (ispirato a Simon, ca va sans dire). Quello sfigato di Ben domanda
come stia Lena; era anche ora, santo Moffat, fino ad adesso la poveretta è
stata del tutto fuori dal radar. Camille risponde bruscamente che la “cugina” è
malata, e che lei non vuole parlarne. Vuole solo bere, e si getta a capofitto
in un drinking game. Una parte di me sa che finirà a mutande sugli
alberi.
Breve flash di Jack al capezzale di Lena (sarà
stronzo, ma almeno lui si ricorda dell'esistenza della moribonda), e torniamo
al pub, dove il gioco volge verso l'ultimo round. Forse la morte ti fa bella;
di sicuro, ti fa bevitrice consumata, perché Camille è sobria come un frate
francescano dopo una bella sfilza di shots. Sfida dunque Ben in un turno
finale, lo batte – okay, sarà anche una sorta di zombie, ma andiamo, ragazzo...
le hai prese da una quindicenne – e scopre che, come penitenza, può fargli fare
tutto quello che vuole.
Petizione per l'inserimento di questi intrallazzi
sadici a tutte le feste di compleanno.
Beh, miei venticinque lettori, vi reputo abbastanza
furbi da aver capito cosa sta per succedere: l'assatanata giovinetta balza in
braccio all'antico amore e parte quello che in gergo si definisce “un bel
limone maturo”.
Nel suo letto di dolore, Lena ha una vibbbbrazione
psichica, tipo quella che Camille ha avvertito sul famigerato bus poco prima di
morire; si strappa le flebo con energia insospettabile per una nel suo stato,
indossa qualche vestito a casaccio e barcolla fuori dall'ospedale. Boom, baby.
Nel mentre, Peter lo psicologo girovaga in macchina
alla ricerca di Victor; quando lo trova, zitto e inquietante (quante volte ho
ripetuto questo binomio?), lo saluta con un “Hello, Henry”, e a me vengono i
brividi.
Davanti al Dog Star, Adam fa una comparsata di pochi
istanti e Tony quasi crepa, divorato dall'ansia. Nello stesso momento, Lena,
vacillante ma agguerrita, irrompe all'interno e schiaffeggia Camille davanti a
tutti, esortandola a rivelare la propria identità. La scarsa credibilità di
quello che farfuglia e la faccia in stile rum giamaicano al goccio toda la noche
non contribuiscono a farla prendere sul serio; in più, la sua gemella continua
a ripetere che sta delirando per via delle medicine. In un impeto di
disperazione, Lena mostra la ferita alla schiena ed accusa Camille di
avergliela procurata, ma, rendendosi conto che nessuno dei suoi amici le crede,
scappa via, orripilata. A onore di Ben, va detto che il suo sguardo ci indica
un barlume di comprensione, forse perché anche lui ha visto la ferita del
cadavere di Camille quella notte di quattro anni prima.
In ogni caso, la gemella rediviva rincorre l'altra,
non sappiamo se per autentico senso di colpa o per fare scena, e la chiama;
Lena, però, vaga nel bosco limitrofo e, quando cade a terra, allo stremo delle
forze, a trovarla non è la sorella, ma Adam.
Maledetti produttori, maledetti sceneggiatori, maledetto Universo. Già, il finale dell'episodio è questo cliffhangerone pazzesco: titoli di coda e il mio profondo desiderio di prendere a pugni qualcuno.
Orsù, momento voti! Nel complesso, le aspettative poste dalla puntata precedente vengono mantenute, ma ho notato un paio di difetti; intanto, la storyline di Lena e Camille, che nella 1x04 aveva occupato un posto centrale, qui viene relegata in una decina di minuti, e appare concitata, dai contorni quasi isterici. Inoltre, non viene approfondita granché la scelta di Rowan (che cosa mai, in quel CD, le ha fatto decidere di abbandonare Simon alla stazione?), in favore del dialogo demenziale tra morti-e-risorti di cui ho ampiamente parlato. Insomma, a sto giro non mi sento di dare più di sei/sei e mezzo.
Ciò non toglie che io stia morendo di curiosità all'idea di vedere la prossima puntata. Il cui promo non esiste su Internet; o meglio. io sono brocca e non riesco a trovarlo.
Nell’attesa di tornare ad infastidirvi la settimana prossima, vi ricordo di spolliciare la pagina Facebook di Diretta Telefilm e di seguire il profilo Twitter per tutte le news sulle vostre serie preferite!
Un ringraziamento speciale, inoltre, alle pagine che hanno pubblicato la mia recensione precendente:
Tanti orsetti gommosi agli admin, che sono stati disponibilissimi e carini!
Vi mando un grosso abbraccio! Alla prossima,
Tonks
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