mercoledì 6 maggio 2015
Amicccci e amicche,
buonsalve! Mentre vi scrivo, tento invano di
controllare l'adrenalina. Ebbene sì, siamo arrivati alla puntata 1x09; per i
distratti, parliamo del...uhm. Della semifinale di stagione, e il titolo
dell'episodio non sembra presagire nulla di buono.
Preparati i Cleenex, una tavoletta di cioccolato e la
foto di un gattino (dopo i grandi traumi della vita, aiuta sempre fissare a
lungo un gattino), possiamo lanciarci a capofitto nella recensione. Pronti?
Via!
Questa volta il flashback ci riporta a ben ventinove
anni prima delle vicende narrate, e troviamo una Helen identica a quella che
oggi gironzola per Nonsoancoracomesichiami Town. Dal dialogo che sta avendo con
il marito, il quale prima di compiere ottant'anni era un uomo prestante,
intuiamo che l'allegria e l'ottimismo che contraddistinguono la donna non sono
tratti acquisiti post mortem.
Infatti, tra i due coniugi c'è un giornale, ed Helen
sta commentando la vicenda di Victor – Henry, mentre il povero George cerca di
distogliere la sua attenzione da argomenti tanto tetri. Imperterrita, lei
sostiene che presto qualcosa di terribile accadrà a tutti loro, che la città è
destinata alla distruzione e che il bambino ucciso è solo l'inizio. Ah, va
bene.
Presto, ci viene fatto capire che i due non si trovano
a casa, ma in un manicomio, dove Helen è stata ricoverata dopo aver tentato di
dare fuoco al Municipio.
Quando credo che non esista nulla in grado di
sorprendermi, questa serie mi prende in contropiede.
Lei sostiene che il suo atto non è stato guidato dalla
follia, e che lo commetterebbe altre cento volte. Il perché non è dato saperlo,
ma quando mormora a George “dicevi di amare il modo in cui funziona la mia
mente” un po' di pietà per il pover'uomo sale.
Un'infermiera simpatica come la scabbia informa Helen
che è ora delle medicine, e quando il marito della donna si alza per andarsene
lo costringe a riprendere non solo il quotidiano, ma anche la rosa che aveva
portato in dono.
Ammazza.
Poco dopo, in seguito ad un siparietto nel quale Helen
ribadisce di non essere pazza e l'altra sorride e annuisce – anzi no, non
sorride affatto -, un membro del personale sanitario entra di corsa nella sala.
Si è verificata “un'emergenza” alla diga, e occorre che fuggano tutti sul
tetto.
Naturalmente, appena Adolfina l'infermiera si mette
alla testa dei pazienti per condurli in salvo, Helen si distacca dal gruppo: è
preoccupata per George, che, come abbiamo scoperto un paio di puntate fa,
lavora alla diga.
Nemmeno il tempo di scendere i gradini della clinica,
e la donna si trova davanti una terrificante onda d'acqua nera e letale.
Titoli di testa.
E' notte, ed Helen, viva e fresca come un crisante –
una rosa, è in macchina con un figuro inquietante, il quale apre il cruscotto,
rivelando bottigliette rubate in chissà che minibar. Va beh che lei è pressoché
certa di essere immune agli incidenti d'auto, però...
Il tizio, già sull'avvinazzato andante, le offre da
bere, anche se, esclama, dopo quello che ha visto al Dog Star non pensa che sia
possibile farla ubriacare. Lei fa un sorrisino di circostanza tipo questo,
e poi beve, perché “la notte è giovane”. Il guidatore
la informa che sono arrivati: mentre oltrepassano un cartello che dice “area di
estrazione mineraria – pericolo esplosioni”, la nostra aspirante terrorista ed
ex piromane ride di cuore. No, ma sono calma, figurarsi.
Con addosso una vestaglia illegale in trentasei Stati,
compreso il Texas, Julie raccoglie dallo zerbino il giornale che riporta, in
prima pagina, le confessioni e il conseguente suicidio di Tony. E’ chiaro che
si sente turbata; dopo qualche secondo, pare raccogliere il coraggio e chiede a
Victor, intento a disegnare con aria serafica, se sia stato lui a fare del male
al sospettato, per proteggerla, o vendicarla.
Gentili lettori, è il momento di un test. A vostro
parere, Victor:
a)
Urla “Voglio! Un!
Pollo!”, trasformandosi in Richard Benson.
b)
Spiega finalmente
che cosa straca…volo ci faccia a Mortiviventi Town con la voce di Piero Angela.
c)
Fissa Julie,
zitto e inquietante.
No, signora in terza fila, non ha vinto niente.
Complimenti per l’acume, ma non era prevista in premio alcuna batteria di
pentole.
Altrove, e più precisamente al CCC, Simon ha dei
vestiti che mi hanno provocato questa reazione,
ma pare integro, e sta parlando con Peter. Più
precisamente, gli racconta di come Rowan sia restata lì impalata, ad aspettare
che il suo fidanzato gli sparasse. NON CE LA FACCIO.
Lo psicologo gli dice che vorrebbe aiutarlo, ma quella
sera si terrà la commemorazione per le vittime dell’incidente del bus, e
dozzine di persone invaderanno il Centro. Simon se ne sta andando, offeso
(figlio mio, placati. Peter sarà anche un assassino, ma non c’è scritto da
nessuna parte che debba passare le proprie giornate a correre dietro ai
disgraziati di Wtfishappening Town), quando l’altro uomo gli porge le chiavi di
un furgoncino e una mazzetta di dollari, la cui provenienza non ci tengo ad
immaginare. Il messaggio è chiaro, ma Simon non si lascia convincere: ha una
figlia, e non ha intenzione di lasciarla.
Lo psicologo gli rifila la solita solfa, ovvero che
non è mai troppo tardi per ricominciare e reinventare la propria vita altrove.
Il suggerimento cade nel vuoto, but thanks for trying.
Pochi istanti dopo, l’oggetto del contendere, ovvero
Chloe, sta guardando dei cartoni che mi fanno supporre che Nickelodeon non sia
mai sbarcato in Canada. Quella vipera di sua madre (no, non ho ancora finito),
al telefono, discute con qualcuno di inerente al Dog Star: il matrimonio è
domani, e lei ha pagato la caparra per il rinfresco poche settimane prima.
Okay, c’è quella storiella del suicidio del presunto serial killer che gestiva
il locale, però…
Tutto regolare, insomma. All’improvviso, Chloe solleva
gli occhi dalla tv: qualcosa, o qualcuno, all’esterno ha attratto la sua
attenzione. Con la soddisfazione maligna che mi contraddistingue, la osservo
aprire la porta – finestra ed uscire.
In una pausa del soliloquio telefonico, Rowan solleva
gli occhi, e nota l’assenza della bambina. Questo pare finalmente spingerla a
riattaccare, e a chiamare la figlia; quando si affaccia verso la strada, la
vede.
Seduta al posto del passeggero del minivan di Peter,
con un Simon sano come un pesce alla guida.
Dentro l’auto, Chloe chiede al padre come mai la mamma
non possa venire con loro; lui le risponde che non deve preoccuparsi, si tratta
di un gioco che sta facendo con Rowan. Uhm.
La quale, terrorizzata, molla tutto e salta in
macchina, lanciandosi all’inseguimento.
Mentre schiaccia l’acceleratore a tavoletta, tenta di chiamare
Tommy; come nelle migliori pubblicità del McDonald’s (“Resisti, devi solo
arrivare a domani!”), il cellulare le cade sul tappetino. Fa una contorsione
per prenderlo, evita di tanto così la collisione con un’auto proveniente dalla
direzione opposta e finisce fuori strada, contro un palo.
Calma e sangue freddo: trenta secondi dopo sta uscendo
dalla macchina, anche se con pezzi di finestrino tra i capelli. Tuttavia, il
minivan è scomparso, e non può certo inseguirlo a piedi.
Riassumendo, dunque, la figlia di Rowan è stata rapita
dal suo fidanzato morto e risorto, e poi nuovamente ucciso dal suo attuale
promesso sposo grazie ad una trappola ordita da Rowan stessa.
Non sono quali siano le vostre facce al momento. La
mia è tipo questa.
La polizia giunge subito sul posto, e trova la nostra
frangettona in piena crisi isterica. Tommy abbraccia l’innamorata,
promettendole che troveranno i fuggitivi al più presto; il poliziotto asiatico
spuntato nella scorsa puntata sottolinea che ci vorrebbe una descrizione del
sospettato, e Rowan strilla che sa nome e cognome, Simon Moran. Anziché tentare
di uscire dal pantano, lo sceriffo stalker peggiora la situazione,
sottolineando che si tratta dell’uomo cui lui stesso ha sparato qualche giorno
prima. Ottimo.
Frattanto, padre&figlia si godono una scampagnata,
ma quando Simon esprime l’intenzione di andare con Chloe al mare, lei replica
che Tommy vi ha portato lei e la madre l’anno precedente.
Tipo quelli che parlano sempre degli ex.
Imperterrito, il bel morto due volte le dice che è una
buona cosa, così non sbaglieranno strada. Salvo dover cambiare direzione come
un ladro, perché sono già stati istituiti ovunque posti di blocco.
La sgnappetta è comprensibilmente scossa, e Simon le
ripete in modo un po’ ossessivo che andrà tutto bene e che si divertiranno.
Un’avventura, solo loro due. Sarà.
Dai Winship, Camille sta leggendo quello che di lei la
gente scrive su Facebook; laddove poche settimane prima trovavamo i soliti “mi
manki pikkolo angelo!!1!1”, ora ci sono post pieni di odio, che l’accusano di
aver ucciso la coppia che si è suicidata
tramite una maledizione, di essere un abominio, una strega. Ben, o chi per lui,
ha pubblicato la foto di ciò che hanno trovato all’interno della sua bara.
Lena ha la reazione che tutti noi avremmo se qualcuno
dicesse cose simili della nostra sorellina,
ma Camille non prova rabbia, solo tristezza. Mormora:
“Un tempo erano miei amici”, e perfino io riesco a sentire il suo dolore.
Frattanto, Nikki, che dichiaro ufficialmente mio
personaggio preferito della serie (okay, da fan di Game of Thrones sono
piuttosto cauta nel pronunciare queste parole, figuriamoci nello scriverle!),
bussa alla porta di una donna che, nel 2002, era stata interrogata dalla
polizia in proposito di un incendio sviluppatesi in casa della sua vicina. Il
risultato era stato la morte della vicina stessa e di un ragazzino che viveva
con lei. Uh – oh.
La vicesceriffa affronta subito il nocciolo della
questione: ai tempi, la donna aveva detto che era stato il bambino ad appiccare
il fuoco, provocando la tragedia. Oggi, questa conferma, e spiega che la
polizia non le aveva creduto, imputando quanto era successo ad una fuga di gas.
Aggiunge, inoltre, che il ragazzino in questione non
parlava; la vicina lo aveva chiamato Eric, e l’aveva tenuto con sé nonostante
gli avvertimenti della donna, la quale dice di averlo sempre trovato strano,
inquietante. Ed è ancora convinta che sia stato lui ad iniziare l’incendio
doloso in cui, alla fine, è morto insieme alla sua ospite.
Nikki telefona subito a Julie, il cui telefono squilla
sul tavolo. Il nostro bambino agghiaggiande preferito si alza e, attenzione
attenzione, risponde.
Nel senso che schiaccia il tasto verde, eh, non che
parla.
Dopo qualche tentativo fallito di conversazione, Nikki
riattacca, e noi restiamo soli con i nostri brividi.
Al CCC sono in corso i preparativi per la
commemorazione delle vittime dell’incidente, e ci accorgiamo che il mood
generale nei confronti di Peter non è proprio un paradigma di buona
disposizione.
Quando chiede ad una delle coppie di trentacinquenni
(continuo a sentirmi turbata) se possa fare qualcosa per loro, per tutta
risposta lo psicologo si sente dire che sarebbe meglio se i Winship non si
presentassero alla cerimonia. Non del tutto a torto, la donna fa notare che
l’attenzione, quella sera, deve essere rivolta ai loro figli, che non ci sono
più; sbattere in faccia Camille alle famiglie in lutto, specie dopo il recente
suicidio, non le sembra una buona idea. Peter risponde che è abbastanza certo
che i Winship non si presenteranno, e sta rientrando, forse per farsi un
goccetto,
quando Tommy gli sbarra la strada, accusandolo di aver
aiutato Simon nella fuga. Lo psicologo fa un tentativo di mentire, ma, nel
momento in cui capisce che il due volte non morto si è portato via Chloe, si
limita a ribadire che non ha idea di dove sia la bambina.
Tommy non pare convinto, e, siccome è un uomo sereno
ed equilibrato, lo implacca al muro, urlandogli in faccia, perché ha mentito,
proteggendo anche Camille.
Come abbiamo capito, quando tenta di fare il bullo
Tommy non finisce mai proprio alla grande. Lo psicologo si libera agevolmente
dalla presa e sbatte lui contro la
parete antistante.
Forse privo del gene del buonsenso, lo sceriffo
ringhia che ha capito chi sia Peter, oltre la facciata di psicosantone: uno
schifoso, miserabile bugiardo.
Non la più solida argomentazione, da parte di uno che
ha mentito alla propria fidanzata per sei anni e poi ha sparato ad un uomo
disarmato.
Peter lo fa notare, e sfida Tommy ad arrestarlo;
questi se ne va con la coda tra le gambe, ma non prima di aver minacciato lo
psicologo che scoprirà “che cosa lui stia nascondendo”.
Oops, prepariamoci.
Siamo in una roulotte o whatever in una vecchia cava
mineraria; ecco dove Helen si stava facendo portare dal suo nuovo amico
avvinazzato. Si svolge dunque un dialogo che DEVO riportarvi per intero, perché
sto ancora ridendo.
Tizio che si è appena fatto l’unica zumpata degli
ultimi ventisei anni: “Accidenti, ragazza, scopi (sic) come se il mondo potesse
finire da un momento all’altro!”
Helen: “…beh, non si sa mai.”
Superato questo momento epico, apprendiamo che Helen è
parecchio interessata al fatto che il tipo lavori come custode della vecchia
miniera, in cui sono ancora conservate diverse tonnellate di esplosivo. E,
mentre lui è di spalle e le dice che ha intenzione di darle un passaggio a
casa, gli spacca la testa con un pietrone
e gli sottrae le chiavi del deposito della dinamite.
Oh, santo Piripillo.
Ci spostiamo al CCC, sempre arredato da un ipovedente,
e Camille bussa finché Peter non le apre. E tenta subito di cacciarla via,
dicendole no non è il momento, no non sono presentabile, no devo ancora
incipriarmi il naso, ma la fanciulla non demorde.
Come c’è da aspettarsi, aggredisce lo psicologo,
accusandolo di averle messo contro i genitori del gruppo di supporto: ora tutti
pensano che lei sia responsabile dei suicidi, mentre lui le aveva detto che, se
avesse dato loro speranza, l’avrebbero accettata.
Peter non può fare molto, se non ammettere di aver
sbagliato (e, aggiungerei, in modo piuttosto eclatante).
Forse, sospira, Jack aveva ragione nel dire che i
Winship dovrebbero partire e rifarsi una vita altrove.
Camille, tuttavia, rivela inaspettata grinta,
replicando che tutti e due loro sanno che altre persone si trovano nella sua
situazione; che dovrebbero fare, nascondersi per sempre? Peter non può lavarsi
le mani della questione, non in quel momento.
Non pensavo l’avrei mai detto, ma a volte la squinzia
ragiona.
Al Dog Star, Jack sta buttando via tazze e bottiglie
appartenenti a Tony con ingiustificata violenza, quando la porta si apre ed
entra Lucy, fresca come pane appena sfornato ed appena uscita dall’ospedale.
Appena si rende conto di quello che sta facendo il suo ex amante, gli chiede se
è proprio sicuro che il gestore del bar sia il colpevole; Jack domanda se
piuttosto lei non lo sia, e Lucy non mostra alcun dubbio: l’uomo che l’ha
aggredita, dice, non è Tony.
A questo punto, Mr. Winship pone una domanda
legittima: che, gliel’avrà mica detto una vocina?
UH-OH.
Impervia all’ironia, la ragazza scuote la testa, ed
afferma di non aver sentito nulla di strano dall’ultima volta che ha visto
Jack, per poi chiedergli se, dopo quello che è successo, abbia intenzione di
vendere il bar.
Lui replica che non ha ancora fatto progetti a lungo
termine, lei che ora dovrà andare avanti con la propria vita, et cetera. Mentre
Lucy sta per andarsene, tuttavia, Jack la ferma: l’ultimo anno con lei, le
dice, gli ha donato una felicità che non provava da moltissimo tempo. Ha bisogno
di lei.
Parliamo di una che ha sfruttato la figlia morta per
portarselo a letto e inventato un ex marito violento per spillargli soldi.
Okay.
Nonostante questi trascurabilissimi
trascorsi, i due si baciano come adolescenti. Forse l’ho già detto in altre
occasioni, ma io alzo le mani.
Breve ripresa di Helen che guida il pick up del povero
tizio fino al deposito degli esplosivi, e inizia a scartare candelotti di
dinamite.
Su un sasso in riva a un lago, Simon parla con Chloe,
la quale continua ad essere un palese insulto alle leggi della genetica.
Boh.
Le sta spiegando che il motivo per cui l’ha portata
via con sé è che lui è cresciuto con diverse famiglie affidatarie, senza
conoscere i propri genitori; non vuole che sua figlia passi il tempo a
chiedersi se la sua vita sarebbe stata diversa, avendo accanto il proprio vero
papà.
Al che, come sempre fanno i bambini, Chloe pone la
domanda più inopportuna e insieme più pertinente del mondo: se è così, perché
Simon se n’è andato?
Dopo un attimo di smarrimento, lui risponde che ha
commesso un errore, ma ciò non vuol dire che non la ami. E’ comunque il suo
papà.
Sgnappetta deve aver imparato qualcosa da Victor,
perché risponde “La mia mamma dice che papà si è tolto la vita. Voglio andare a
casa, adesso.”
Credo che il secondo nome di Simon sia Mainagioia.
Rowan sta battendo ogni pista disponibile, e infatti
si reca dai Winship e chiede a Lena del giovane che aveva incontrato al Dog
Star. Lei risponde di non averlo visto da allora, ma l’altra replica che sa che
Camille gli ha parlato poco tempo prima. La ragazza si dice dispiaciuta di non
poter aiutare, ma sua sorella non è in casa; anzi, lei e la madre non sanno
dove si trovi e sono preoccupate.
Rowan lascia il proprio numero di telefono, dicendo
che Simon ha rapito sua figlia: non conosce Camille, aggiunge, ma se da quando
è tornata è diventata come il suo fidanzato, Lena farebbe bene a stare attenta.
La donna si allontana dalla casa, e proprio in quel
momento le squilla il cellulare. E’ Simon, il pericoloso malvivente,
e dice di volerle restituire Chloe. Rowan, isterica,
chiede dove si trovi, e la spiegazione del ragazzo è “Nel posto in cui ti ho
lasciato”.
Attenzione, prego. Scena ad elevatissimo tasso di
inquietanza.
Julie, tranquilla e serena, si sta facendo una doccia
al piano di sopra, quando Nikki irrompe in casa: si trova di fronte Victor, e
gli domanda con rabbia dove sia la sua…amica? Amante? Ex?
In quell’istante, una Julie vestita e asciutta emerge
dal corridoio, e chiede in tono brusco alla vicesceriffa che cosa voglia. Da
brava voce della ragione del deserto, lei replica che la dottoressa non è al
sicuro con Victor, e dovrebbe andare via con lei.
E perché?, chiede Julie,
sprezzante. Perché l’altra possa proteggerla? Non che sette anni prima abbia
funzionato molto bene. Quella notte, Nikki avrebbe dovuto accompagnarla a casa;
è colpa sua se è successo quello che è successo.
Disperata, la vicesceriffa balbetta che lei aveva
cercato di far rimanere Julie alla festa, che non avrebbe mai voluto che se ne
andasse. L’altra le scocca uno sguardo di disgusto, dicendo che Nikki non le
serve a niente; lei ha Victor, adesso. L’altra donna se ne deve andare, e
subito.
Indietreggiando davanti a uno sfogo simile, la confusa
ed angosciata Nikki si inciampa, e cade dalle scale, rimandendo immobile.
NIENTE PANICO. A rigor di logica, una caduta simile
non può uccidere una ragazza sana come un pesce. VERO?
Ciò che conta è che la vera Julie esce dalla doccia in
accappatoio e, vedendo l’altra a terra, corre verso di lei, terrorizzata.
Victor, in tutto questo, fissa le due donne senza una parola, e lo sguardo che
la sua “fata madrina” gli rivolge lascia intendere che perfino lei, nome di
battaglia Svaporella, potrebbe aver capito.
Mentre io, avendo finito le unghie, mi mangio le mani,
Jack e Lucy si stanno godendo una dormita post zumpa, quando lei si alza,
tormentata ancora una volta dalle voci. Quando si avvicina al lavandino, ne
vediamo uscire il solito, disgustoso blob nerastro. Brrrrr.
Ed eccoci in chiesa, dove il povero pastore Morgan
Freeman si trova seduti a un banco un non morto e la sua sonnolenta figlia. Per
poco non gli viene un attacco di cuore, ma Simon, del tutto a proprio agio,
chiede se per caso si trovi all’inferno. E’ morto, e ora si trova costretto ad
osservare le vite di coloro che ama andare avanti senza di lui, e a fare danni
ogni qual volta che tenta di avvicinarsi.
NO, UOMO FIGO. NO.
Non puoi farmi questo. Un conto è avere gli occhi
lucidi; avere gli occhi lucidi con una bambina addormentata in braccio è
illegale. Credo di non potercela fare.
A spezzare questo momento è la solita rompiuova nel
paniere, Rowan, che corre ad abbracciare la figlia e, subito dopo, la consegna
al pastore, dicendogli di darle un’aranciata e tenerla buona.
Anche la vita degli uomini di religione, oggigiorno, è
dura.
Quando i due…ex? rimangono da soli, lei pensa bene di
tempestare Simon di pugni, gridando “Come hai potuto, figlio di puttana?”
Certo, perché lo scherzetto ordito da lei e Tommy è
stato un atto assolutamente legittimo. Come no.
Simon la lascia fare, dicendo di aver capito che non
può più infiltrarsi nella sua vita, e che è buono e giusto che lei vada avanti
e sposi Tommy. In quel momento, Chloe rientra correndo: ha sentito una
telefonata tra il pastore e la polizia, e capito che suo padre sta per
andarsene di nuovo.
A questo punto, Simon le sussurra che lei aveva ragione,
fin dall’inizio. In effetti, lui è un angelo; la cosa bella degli angeli è che
ci sono sempre, anche quando non è possibile vederli. Lui non la lascerà mai.
Si abbracciano, e il mio cuore ha più o meno le dimensioni di un’arachide.
Anche quella faccia di peltro di Rowan appare quasi
commossa e, quando lo sceriffo stalker arriva con la sua armata di piedipiatti,
si limita a dirgli che Simon se n’è andato per sempre. Cioè, di nuovo.
E di non inseguirlo. Credo che il nostro piccolo
Magnum P.I. accetti abbastanza a malincuore.
Ci avviciniamo al termine dell’episodio, e dunque
giungiamo alla commemorazione delle vittime dell’incidente. Camille è presente,
e molte sopracciglia si sollevano al suo passaggio.
Peter lo psicologo, con una repellente camicia color
melanzana, inizia con un discorso da santone su come abbiano preparato per mesi
quella serata, e per anni si siano preparati ad affrontarla con uno spirito non
di lutto, ma di celebrazione di coloro che hanno perduto.
Invita dunque Camille a salire sul palco, e,
giustamente, una delle madri prende la parola, chiedendogli perché continui a
sbatterla in faccia a gente che ha perso davvero i propri figli. Frattanto,
arrivano Claire e Lena, che osservano la scena dallo sfondo.
Peter invita tutti loro a considerare una cosa: che
penserebbero, e farebbero, se la rediviva fosse figlia loro? Forse non lo è, ma
lui può assicurare che si tratta della stessa, identica persona che è salita
sullo scuolabus quel maledetto giorno di quattro anni prima.
Una donna, tra il pubblico, gli chiede come faccia a
saperlo, e lui sgancia la bomba: è come Camille.
Anche lui è morto, ventinove anni prima.
ZAN-ZAN!
Su questo colpo di scena, schermo nero e titoli di
coda. Gli sceneggiatori sono delle persone cattive.
Che dire? Ormai ci appropinquiamo al finare, e devo
dire che questa penultima puntata mi ha abbastanza delusa. Dopo la climax
dell’episodio 8, mi aspettavo non dico un ka – boom dietro l’altro, ma un
minimo di azioni in più. Tuttavia, sono abbastanza angosciata per la sorte di
Nikki da attendere il prossimo ed ultimo episodio (continuo a non trovare i promo! Perdono) con questo spirito.
Nel complesso, diciamo che darei un sette alla fiducia, ecco.
Nell’attesa di tornare ad infastidirvi questa settimana, vi ricordo di spolliciare la pagina Facebook di Diretta Telefilm e di seguire il profilo Twitter per tutte le news sulle vostre serie preferite!
Un ringraziamento speciale, inoltre, alle pagine che hanno pubblicato la mia recensione precendente:
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