Recensioni

Quale, tra le nuove serie di questo Autunno, è la tua preferita?

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mercoledì 6 maggio 2015


Amicccci e amicche,
buonsalve! Mentre vi scrivo, tento invano di controllare l'adrenalina. Ebbene sì, siamo arrivati alla puntata 1x09; per i distratti, parliamo del...uhm. Della semifinale di stagione, e il titolo dell'episodio non sembra presagire nulla di buono.



Preparati i Cleenex, una tavoletta di cioccolato e la foto di un gattino (dopo i grandi traumi della vita, aiuta sempre fissare a lungo un gattino), possiamo lanciarci a capofitto nella recensione. Pronti? Via!




Questa volta il flashback ci riporta a ben ventinove anni prima delle vicende narrate, e troviamo una Helen identica a quella che oggi gironzola per Nonsoancoracomesichiami Town. Dal dialogo che sta avendo con il marito, il quale prima di compiere ottant'anni era un uomo prestante, intuiamo che l'allegria e l'ottimismo che contraddistinguono la donna non sono tratti acquisiti post mortem.
Infatti, tra i due coniugi c'è un giornale, ed Helen sta commentando la vicenda di Victor – Henry, mentre il povero George cerca di distogliere la sua attenzione da argomenti tanto tetri. Imperterrita, lei sostiene che presto qualcosa di terribile accadrà a tutti loro, che la città è destinata alla distruzione e che il bambino ucciso è solo l'inizio. Ah, va bene.



Presto, ci viene fatto capire che i due non si trovano a casa, ma in un manicomio, dove Helen è stata ricoverata dopo aver tentato di dare fuoco al Municipio.
Quando credo che non esista nulla in grado di sorprendermi, questa serie mi prende in contropiede.



Lei sostiene che il suo atto non è stato guidato dalla follia, e che lo commetterebbe altre cento volte. Il perché non è dato saperlo, ma quando mormora a George “dicevi di amare il modo in cui funziona la mia mente” un po' di pietà per il pover'uomo sale.
Un'infermiera simpatica come la scabbia informa Helen che è ora delle medicine, e quando il marito della donna si alza per andarsene lo costringe a riprendere non solo il quotidiano, ma anche la rosa che aveva portato in dono.
Ammazza.



Poco dopo, in seguito ad un siparietto nel quale Helen ribadisce di non essere pazza e l'altra sorride e annuisce – anzi no, non sorride affatto -, un membro del personale sanitario entra di corsa nella sala. Si è verificata “un'emergenza” alla diga, e occorre che fuggano tutti sul tetto.
Naturalmente, appena Adolfina l'infermiera si mette alla testa dei pazienti per condurli in salvo, Helen si distacca dal gruppo: è preoccupata per George, che, come abbiamo scoperto un paio di puntate fa, lavora alla diga.
Nemmeno il tempo di scendere i gradini della clinica, e la donna si trova davanti una terrificante onda d'acqua nera e letale.



Titoli di testa.
E' notte, ed Helen, viva e fresca come un crisante – una rosa, è in macchina con un figuro inquietante, il quale apre il cruscotto, rivelando bottigliette rubate in chissà che minibar. Va beh che lei è pressoché certa di essere immune agli incidenti d'auto, però...
Il tizio, già sull'avvinazzato andante, le offre da bere, anche se, esclama, dopo quello che ha visto al Dog Star non pensa che sia possibile farla ubriacare. Lei fa un sorrisino di circostanza tipo questo,



e poi beve, perché “la notte è giovane”. Il guidatore la informa che sono arrivati: mentre oltrepassano un cartello che dice “area di estrazione mineraria – pericolo esplosioni”, la nostra aspirante terrorista ed ex piromane ride di cuore. No, ma sono calma, figurarsi.



Con addosso una vestaglia illegale in trentasei Stati, compreso il Texas, Julie raccoglie dallo zerbino il giornale che riporta, in prima pagina, le confessioni e il conseguente suicidio di Tony. E’ chiaro che si sente turbata; dopo qualche secondo, pare raccogliere il coraggio e chiede a Victor, intento a disegnare con aria serafica, se sia stato lui a fare del male al sospettato, per proteggerla, o vendicarla.
Gentili lettori, è il momento di un test. A vostro parere, Victor:
a)     Urla “Voglio! Un! Pollo!”, trasformandosi in Richard Benson.
b)     Spiega finalmente che cosa straca…volo ci faccia a Mortiviventi Town con la voce di Piero Angela.
c)     Fissa Julie, zitto e inquietante.
No, signora in terza fila, non ha vinto niente. Complimenti per l’acume, ma non era prevista in premio alcuna batteria di pentole.
Altrove, e più precisamente al CCC, Simon ha dei vestiti che mi hanno provocato questa reazione,



ma pare integro, e sta parlando con Peter. Più precisamente, gli racconta di come Rowan sia restata lì impalata, ad aspettare che il suo fidanzato gli sparasse. NON CE LA FACCIO.



Lo psicologo gli dice che vorrebbe aiutarlo, ma quella sera si terrà la commemorazione per le vittime dell’incidente del bus, e dozzine di persone invaderanno il Centro. Simon se ne sta andando, offeso (figlio mio, placati. Peter sarà anche un assassino, ma non c’è scritto da nessuna parte che debba passare le proprie giornate a correre dietro ai disgraziati di Wtfishappening Town), quando l’altro uomo gli porge le chiavi di un furgoncino e una mazzetta di dollari, la cui provenienza non ci tengo ad immaginare. Il messaggio è chiaro, ma Simon non si lascia convincere: ha una figlia, e non ha intenzione di lasciarla.



Lo psicologo gli rifila la solita solfa, ovvero che non è mai troppo tardi per ricominciare e reinventare la propria vita altrove. Il suggerimento cade nel vuoto, but thanks for trying.
Pochi istanti dopo, l’oggetto del contendere, ovvero Chloe, sta guardando dei cartoni che mi fanno supporre che Nickelodeon non sia mai sbarcato in Canada. Quella vipera di sua madre (no, non ho ancora finito), al telefono, discute con qualcuno di inerente al Dog Star: il matrimonio è domani, e lei ha pagato la caparra per il rinfresco poche settimane prima. Okay, c’è quella storiella del suicidio del presunto serial killer che gestiva il locale, però…


Tutto regolare, insomma. All’improvviso, Chloe solleva gli occhi dalla tv: qualcosa, o qualcuno, all’esterno ha attratto la sua attenzione. Con la soddisfazione maligna che mi contraddistingue, la osservo aprire la porta – finestra ed uscire.
In una pausa del soliloquio telefonico, Rowan solleva gli occhi, e nota l’assenza della bambina. Questo pare finalmente spingerla a riattaccare, e a chiamare la figlia; quando si affaccia verso la strada, la vede.
Seduta al posto del passeggero del minivan di Peter, con un Simon sano come un pesce alla guida.
Dentro l’auto, Chloe chiede al padre come mai la mamma non possa venire con loro; lui le risponde che non deve preoccuparsi, si tratta di un gioco che sta facendo con Rowan. Uhm.



La quale, terrorizzata, molla tutto e salta in macchina, lanciandosi all’inseguimento.
Mentre schiaccia l’acceleratore a tavoletta, tenta di chiamare Tommy; come nelle migliori pubblicità del McDonald’s (“Resisti, devi solo arrivare a domani!”), il cellulare le cade sul tappetino. Fa una contorsione per prenderlo, evita di tanto così la collisione con un’auto proveniente dalla direzione opposta e finisce fuori strada, contro un palo.
Calma e sangue freddo: trenta secondi dopo sta uscendo dalla macchina, anche se con pezzi di finestrino tra i capelli. Tuttavia, il minivan è scomparso, e non può certo inseguirlo a piedi.
Riassumendo, dunque, la figlia di Rowan è stata rapita dal suo fidanzato morto e risorto, e poi nuovamente ucciso dal suo attuale promesso sposo grazie ad una trappola ordita da Rowan stessa.
Non sono quali siano le vostre facce al momento. La mia è tipo questa.



La polizia giunge subito sul posto, e trova la nostra frangettona in piena crisi isterica. Tommy abbraccia l’innamorata, promettendole che troveranno i fuggitivi al più presto; il poliziotto asiatico spuntato nella scorsa puntata sottolinea che ci vorrebbe una descrizione del sospettato, e Rowan strilla che sa nome e cognome, Simon Moran. Anziché tentare di uscire dal pantano, lo sceriffo stalker peggiora la situazione, sottolineando che si tratta dell’uomo cui lui stesso ha sparato qualche giorno prima. Ottimo.



Frattanto, padre&figlia si godono una scampagnata, ma quando Simon esprime l’intenzione di andare con Chloe al mare, lei replica che Tommy vi ha portato lei e la madre l’anno precedente.
Tipo quelli che parlano sempre degli ex.
Imperterrito, il bel morto due volte le dice che è una buona cosa, così non sbaglieranno strada. Salvo dover cambiare direzione come un ladro, perché sono già stati istituiti ovunque posti di blocco.
La sgnappetta è comprensibilmente scossa, e Simon le ripete in modo un po’ ossessivo che andrà tutto bene e che si divertiranno. Un’avventura, solo loro due. Sarà.



Dai Winship, Camille sta leggendo quello che di lei la gente scrive su Facebook; laddove poche settimane prima trovavamo i soliti “mi manki pikkolo angelo!!1!1”, ora ci sono post pieni di odio, che l’accusano di aver ucciso la coppia  che si è suicidata tramite una maledizione, di essere un abominio, una strega. Ben, o chi per lui, ha pubblicato la foto di ciò che hanno trovato all’interno della sua bara.
Lena ha la reazione che tutti noi avremmo se qualcuno dicesse cose simili della nostra sorellina,



ma Camille non prova rabbia, solo tristezza. Mormora: “Un tempo erano miei amici”, e perfino io riesco a sentire il suo dolore.
Frattanto, Nikki, che dichiaro ufficialmente mio personaggio preferito della serie (okay, da fan di Game of Thrones sono piuttosto cauta nel pronunciare queste parole, figuriamoci nello scriverle!), bussa alla porta di una donna che, nel 2002, era stata interrogata dalla polizia in proposito di un incendio sviluppatesi in casa della sua vicina. Il risultato era stato la morte della vicina stessa e di un ragazzino che viveva con lei. Uh – oh.



La vicesceriffa affronta subito il nocciolo della questione: ai tempi, la donna aveva detto che era stato il bambino ad appiccare il fuoco, provocando la tragedia. Oggi, questa conferma, e spiega che la polizia non le aveva creduto, imputando quanto era successo ad una fuga di gas.
Aggiunge, inoltre, che il ragazzino in questione non parlava; la vicina lo aveva chiamato Eric, e l’aveva tenuto con sé nonostante gli avvertimenti della donna, la quale dice di averlo sempre trovato strano, inquietante. Ed è ancora convinta che sia stato lui ad iniziare l’incendio doloso in cui, alla fine, è morto insieme alla sua ospite.


Nikki telefona subito a Julie, il cui telefono squilla sul tavolo. Il nostro bambino agghiaggiande preferito si alza e, attenzione attenzione, risponde.
Nel senso che schiaccia il tasto verde, eh, non che parla.
Dopo qualche tentativo fallito di conversazione, Nikki riattacca, e noi restiamo soli con i nostri brividi.
Al CCC sono in corso i preparativi per la commemorazione delle vittime dell’incidente, e ci accorgiamo che il mood generale nei confronti di Peter non è proprio un paradigma di buona disposizione.



Quando chiede ad una delle coppie di trentacinquenni (continuo a sentirmi turbata) se possa fare qualcosa per loro, per tutta risposta lo psicologo si sente dire che sarebbe meglio se i Winship non si presentassero alla cerimonia. Non del tutto a torto, la donna fa notare che l’attenzione, quella sera, deve essere rivolta ai loro figli, che non ci sono più; sbattere in faccia Camille alle famiglie in lutto, specie dopo il recente suicidio, non le sembra una buona idea. Peter risponde che è abbastanza certo che i Winship non si presenteranno, e sta rientrando, forse per farsi un goccetto,



quando Tommy gli sbarra la strada, accusandolo di aver aiutato Simon nella fuga. Lo psicologo fa un tentativo di mentire, ma, nel momento in cui capisce che il due volte non morto si è portato via Chloe, si limita a ribadire che non ha idea di dove sia la bambina.
Tommy non pare convinto, e, siccome è un uomo sereno ed equilibrato, lo implacca al muro, urlandogli in faccia, perché ha mentito, proteggendo anche Camille.

4

Come abbiamo capito, quando tenta di fare il bullo Tommy non finisce mai proprio alla grande. Lo psicologo si libera agevolmente dalla presa e sbatte lui contro la parete antistante.
Forse privo del gene del buonsenso, lo sceriffo ringhia che ha capito chi sia Peter, oltre la facciata di psicosantone: uno schifoso, miserabile bugiardo.
Non la più solida argomentazione, da parte di uno che ha mentito alla propria fidanzata per sei anni e poi ha sparato ad un uomo disarmato.



Peter lo fa notare, e sfida Tommy ad arrestarlo; questi se ne va con la coda tra le gambe, ma non prima di aver minacciato lo psicologo che scoprirà “che cosa lui stia nascondendo”.
Oops, prepariamoci.



Siamo in una roulotte o whatever in una vecchia cava mineraria; ecco dove Helen si stava facendo portare dal suo nuovo amico avvinazzato. Si svolge dunque un dialogo che DEVO riportarvi per intero, perché sto ancora ridendo.
Tizio che si è appena fatto l’unica zumpata degli ultimi ventisei anni: “Accidenti, ragazza, scopi (sic) come se il mondo potesse finire da un momento all’altro!”
Helen: “…beh, non si sa mai.”



Superato questo momento epico, apprendiamo che Helen è parecchio interessata al fatto che il tipo lavori come custode della vecchia miniera, in cui sono ancora conservate diverse tonnellate di esplosivo. E, mentre lui è di spalle e le dice che ha intenzione di darle un passaggio a casa, gli spacca la testa con un pietrone



e gli sottrae le chiavi del deposito della dinamite.
Oh, santo Piripillo.
Ci spostiamo al CCC, sempre arredato da un ipovedente, e Camille bussa finché Peter non le apre. E tenta subito di cacciarla via, dicendole no non è il momento, no non sono presentabile, no devo ancora incipriarmi il naso, ma la fanciulla non demorde.
Come c’è da aspettarsi, aggredisce lo psicologo, accusandolo di averle messo contro i genitori del gruppo di supporto: ora tutti pensano che lei sia responsabile dei suicidi, mentre lui le aveva detto che, se avesse dato loro speranza, l’avrebbero accettata.
Peter non può fare molto, se non ammettere di aver sbagliato (e, aggiungerei, in modo piuttosto eclatante).



Forse, sospira, Jack aveva ragione nel dire che i Winship dovrebbero partire e rifarsi una vita altrove.
Camille, tuttavia, rivela inaspettata grinta, replicando che tutti e due loro sanno che altre persone si trovano nella sua situazione; che dovrebbero fare, nascondersi per sempre? Peter non può lavarsi le mani della questione, non in quel momento.
Non pensavo l’avrei mai detto, ma a volte la squinzia ragiona.



Al Dog Star, Jack sta buttando via tazze e bottiglie appartenenti a Tony con ingiustificata violenza, quando la porta si apre ed entra Lucy, fresca come pane appena sfornato ed appena uscita dall’ospedale. Appena si rende conto di quello che sta facendo il suo ex amante, gli chiede se è proprio sicuro che il gestore del bar sia il colpevole; Jack domanda se piuttosto lei non lo sia, e Lucy non mostra alcun dubbio: l’uomo che l’ha aggredita, dice, non è Tony.
A questo punto, Mr. Winship pone una domanda legittima: che, gliel’avrà mica detto una vocina?
UH-OH.



Impervia all’ironia, la ragazza scuote la testa, ed afferma di non aver sentito nulla di strano dall’ultima volta che ha visto Jack, per poi chiedergli se, dopo quello che è successo, abbia intenzione di vendere il bar.
Lui replica che non ha ancora fatto progetti a lungo termine, lei che ora dovrà andare avanti con la propria vita, et cetera. Mentre Lucy sta per andarsene, tuttavia, Jack la ferma: l’ultimo anno con lei, le dice, gli ha donato una felicità che non provava da moltissimo tempo. Ha bisogno di lei.
Parliamo di una che ha sfruttato la figlia morta per portarselo a letto e inventato un ex marito violento per spillargli soldi. Okay.



Nonostante questi trascurabilissimi trascorsi, i due si baciano come adolescenti. Forse l’ho già detto in altre occasioni, ma io alzo le mani.
Breve ripresa di Helen che guida il pick up del povero tizio fino al deposito degli esplosivi, e inizia a scartare candelotti di dinamite.



Su un sasso in riva a un lago, Simon parla con Chloe, la quale continua ad essere un palese insulto alle leggi della genetica.



Boh.
Le sta spiegando che il motivo per cui l’ha portata via con sé è che lui è cresciuto con diverse famiglie affidatarie, senza conoscere i propri genitori; non vuole che sua figlia passi il tempo a chiedersi se la sua vita sarebbe stata diversa, avendo accanto il proprio vero papà.
Al che, come sempre fanno i bambini, Chloe pone la domanda più inopportuna e insieme più pertinente del mondo: se è così, perché Simon se n’è andato?



Dopo un attimo di smarrimento, lui risponde che ha commesso un errore, ma ciò non vuol dire che non la ami. E’ comunque il suo papà.
Sgnappetta deve aver imparato qualcosa da Victor, perché risponde “La mia mamma dice che papà si è tolto la vita. Voglio andare a casa, adesso.”
Credo che il secondo nome di Simon sia Mainagioia.
Rowan sta battendo ogni pista disponibile, e infatti si reca dai Winship e chiede a Lena del giovane che aveva incontrato al Dog Star. Lei risponde di non averlo visto da allora, ma l’altra replica che sa che Camille gli ha parlato poco tempo prima. La ragazza si dice dispiaciuta di non poter aiutare, ma sua sorella non è in casa; anzi, lei e la madre non sanno dove si trovi e sono preoccupate.



Rowan lascia il proprio numero di telefono, dicendo che Simon ha rapito sua figlia: non conosce Camille, aggiunge, ma se da quando è tornata è diventata come il suo fidanzato, Lena farebbe bene a stare attenta.
La donna si allontana dalla casa, e proprio in quel momento le squilla il cellulare. E’ Simon, il pericoloso malvivente,



e dice di volerle restituire Chloe. Rowan, isterica, chiede dove si trovi, e la spiegazione del ragazzo è “Nel posto in cui ti ho lasciato”.
Attenzione, prego. Scena ad elevatissimo tasso di inquietanza.
Julie, tranquilla e serena, si sta facendo una doccia al piano di sopra, quando Nikki irrompe in casa: si trova di fronte Victor, e gli domanda con rabbia dove sia la sua…amica? Amante? Ex?
In quell’istante, una Julie vestita e asciutta emerge dal corridoio, e chiede in tono brusco alla vicesceriffa che cosa voglia. Da brava voce della ragione del deserto, lei replica che la dottoressa non è al sicuro con Victor, e dovrebbe andare via con lei.
E perché?, chiede Julie, sprezzante. Perché l’altra possa proteggerla? Non che sette anni prima abbia funzionato molto bene. Quella notte, Nikki avrebbe dovuto accompagnarla a casa; è colpa sua se è successo quello che è successo.
Disperata, la vicesceriffa balbetta che lei aveva cercato di far rimanere Julie alla festa, che non avrebbe mai voluto che se ne andasse. L’altra le scocca uno sguardo di disgusto, dicendo che Nikki non le serve a niente; lei ha Victor, adesso. L’altra donna se ne deve andare, e subito.
Indietreggiando davanti a uno sfogo simile, la confusa ed angosciata Nikki si inciampa, e cade dalle scale, rimandendo immobile.



NIENTE PANICO. A rigor di logica, una caduta simile non può uccidere una ragazza sana come un pesce. VERO?
Ciò che conta è che la vera Julie esce dalla doccia in accappatoio e, vedendo l’altra a terra, corre verso di lei, terrorizzata. Victor, in tutto questo, fissa le due donne senza una parola, e lo sguardo che la sua “fata madrina” gli rivolge lascia intendere che perfino lei, nome di battaglia Svaporella, potrebbe aver capito.



Mentre io, avendo finito le unghie, mi mangio le mani, Jack e Lucy si stanno godendo una dormita post zumpa, quando lei si alza, tormentata ancora una volta dalle voci. Quando si avvicina al lavandino, ne vediamo uscire il solito, disgustoso blob nerastro. Brrrrr.
Ed eccoci in chiesa, dove il povero pastore Morgan Freeman si trova seduti a un banco un non morto e la sua sonnolenta figlia. Per poco non gli viene un attacco di cuore, ma Simon, del tutto a proprio agio, chiede se per caso si trovi all’inferno. E’ morto, e ora si trova costretto ad osservare le vite di coloro che ama andare avanti senza di lui, e a fare danni ogni qual volta che tenta di avvicinarsi.
NO, UOMO FIGO. NO.
Non puoi farmi questo. Un conto è avere gli occhi lucidi; avere gli occhi lucidi con una bambina addormentata in braccio è illegale. Credo di non potercela fare.



A spezzare questo momento è la solita rompiuova nel paniere, Rowan, che corre ad abbracciare la figlia e, subito dopo, la consegna al pastore, dicendogli di darle un’aranciata e tenerla buona.
Anche la vita degli uomini di religione, oggigiorno, è dura.
Quando i due…ex? rimangono da soli, lei pensa bene di tempestare Simon di pugni, gridando “Come hai potuto, figlio di puttana?”



Certo, perché lo scherzetto ordito da lei e Tommy è stato un atto assolutamente legittimo. Come no.
Simon la lascia fare, dicendo di aver capito che non può più infiltrarsi nella sua vita, e che è buono e giusto che lei vada avanti e sposi Tommy. In quel momento, Chloe rientra correndo: ha sentito una telefonata tra il pastore e la polizia, e capito che suo padre sta per andarsene di nuovo.
A questo punto, Simon le sussurra che lei aveva ragione, fin dall’inizio. In effetti, lui è un angelo; la cosa bella degli angeli è che ci sono sempre, anche quando non è possibile vederli. Lui non la lascerà mai. Si abbracciano, e il mio cuore ha più o meno le dimensioni di un’arachide.



Anche quella faccia di peltro di Rowan appare quasi commossa e, quando lo sceriffo stalker arriva con la sua armata di piedipiatti, si limita a dirgli che Simon se n’è andato per sempre. Cioè, di nuovo.



E di non inseguirlo. Credo che il nostro piccolo Magnum P.I. accetti abbastanza a malincuore.
Ci avviciniamo al termine dell’episodio, e dunque giungiamo alla commemorazione delle vittime dell’incidente. Camille è presente, e molte sopracciglia si sollevano al suo passaggio.
Peter lo psicologo, con una repellente camicia color melanzana, inizia con un discorso da santone su come abbiano preparato per mesi quella serata, e per anni si siano preparati ad affrontarla con uno spirito non di lutto, ma di celebrazione di coloro che hanno perduto.



Invita dunque Camille a salire sul palco, e, giustamente, una delle madri prende la parola, chiedendogli perché continui a sbatterla in faccia a gente che ha perso davvero i propri figli. Frattanto, arrivano Claire e Lena, che osservano la scena dallo sfondo.
Peter invita tutti loro a considerare una cosa: che penserebbero, e farebbero, se la rediviva fosse figlia loro? Forse non lo è, ma lui può assicurare che si tratta della stessa, identica persona che è salita sullo scuolabus quel maledetto giorno di quattro anni prima.
Una donna, tra il pubblico, gli chiede come faccia a saperlo, e lui sgancia la bomba: è come Camille.
Anche lui è morto, ventinove anni prima.
ZAN-ZAN!



Su questo colpo di scena, schermo nero e titoli di coda. Gli sceneggiatori sono delle persone cattive.

Che dire? Ormai ci appropinquiamo al finare, e devo dire che questa penultima puntata mi ha abbastanza delusa. Dopo la climax dell’episodio 8, mi aspettavo non dico un ka – boom dietro l’altro, ma un minimo di azioni in più. Tuttavia, sono abbastanza angosciata per la sorte di Nikki da attendere il prossimo ed ultimo episodio (continuo a non trovare i promo! Perdono) con questo spirito.



Nel complesso, diciamo che darei un sette alla fiducia, ecco. 



 Nell’attesa di tornare ad infastidirvi questa settimana, vi ricordo di spolliciare la pagina Facebook di Diretta Telefilm e di seguire il profilo Twitter per tutte le news sulle vostre serie preferite!
Un ringraziamento speciale, inoltre, alle pagine che hanno pubblicato la mia recensione precendente:




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