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venerdì 23 settembre 2016
Nel
variegato mondo delle serie tv si sta diffondendo sempre di più un
nuovo genere, ispirato ai vecchi "Crime",
ma che presenta delle nuove specifiche caratteristiche.
Potremmo definirlo come una specie di accurata descrizione delle più oppressive organizzazioni criminali conosciute, le
quali pur essendo molto diverse tra loro, presentano delle
similitudini che le rendono più vicine di quello che si potrebbe
credere.
Le serie che per
eccellenza incarnano questo nuovo genere sono Narcos e Gomorra.
Narcos documenta e
romanza un momento storico fragile per la Colombia,la guerra contro
il cartello di Medellin, caratterizzato dalla pesante presenza di uno
dei narcotrafficanti più pericolosi e famosi della storia, Pablo
Escobar.
Gomorra, d'altronde, si
ispira alle vicende narrate nell'omonimo libro di Roberto
Saviano, ispirato a reali eventi legati alla camorra, che
rimane purtroppo uno dei fardelli italiani più ingombranti.
Tra le analogie che
accomunano quest serie, innanzitutto, ci sono le ambientazioni.
Infatti, le “mafie”
nascono tutte in luoghi problematici che coincidono spesso col sud di una nazione; così poveri che gli abitanti che ci vivono vedono in questi criminali dei
benefattori, capaci di rendere le loro vite migliori.
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giovedì 12 maggio 2016

Dopo
un primo episodio incentrato su Ciro e ambientato immediatamente dopo gli
avvenimenti del finale della prima stagione, ecco che veniamo catapultati un
anno dopo in Honduras, con un Genny in piena salute. Saranno i Savastano ad
accompagnarci per circa un’ora in un episodio non ricco d’azione o colpi di scena, ma molto
introspettivo.
Questo
è il genere di episodio che preferisco, perché sono sempre stata attratta dai
pensieri e dalle emozioni delle persone. Sapere cosa provano, cosa sentono, il
cercare di capire perché si comportano in un certo modo… anche se si tratta di
una serie in cui si salva nessuno. Una serie dove ci sono solo esempi negativi
e non dovresti provare empatia per nessuno, ma ecco che arriva Genny e ti
sorprende. Gennaro Savastano non è una brava persona, questo è assodato, ma non
puoi fare a meno di avvicinarti a lui emotivamente, non dopo un episodio del
genere.
Al
centro non solo Genny, ma anche Don Pietro e il loro rapporto travagliato: nonostante
il ragazzo sia cresciuto e maturato, il padre lo incolpa della loro caduta, ai
suoi occhi è ancora il bambino viziato che gli chiedeva la motocicletta. Manca,
sostanzialmente, quella fiducia essenziale per poter ricostruire il loro “impero” e, infatti, il padre decide di prendere una strada separata.
Inutile provare a farlo ragionare o ad aprirgli gli occhi con consigli e nuove idee, Don Pietro ha deciso che vuole andare avanti da solo e lasciare che il figlio prenda una strada diversa. Roba da strappare il titolo di "padre dell'anno" a Stannis Baratheon.

"Se i cos e sacc je, nun c sta bisogn che i sai pur tu"
Questo, per me, è un ragionamento sbagliato da parte di una persona che è convinta di farcela da solo, ma probabilmente non sarà così. E non si tratta solo di una questione fisica (vediamo Don Pietro affaticato e stanco, tanto che Genny deve caricarselo in spalla come un Enea e un Anchise contemporanei), ma ritorniamo alla questione della fiducia: in un mondo dove questa è tutto, puoi permetterti di non aver fiducia nel tuo stesso figlio, che, in più, vuole le tue stesse cose?
Questo, per me, è un ragionamento sbagliato da parte di una persona che è convinta di farcela da solo, ma probabilmente non sarà così. E non si tratta solo di una questione fisica (vediamo Don Pietro affaticato e stanco, tanto che Genny deve caricarselo in spalla come un Enea e un Anchise contemporanei), ma ritorniamo alla questione della fiducia: in un mondo dove questa è tutto, puoi permetterti di non aver fiducia nel tuo stesso figlio, che, in più, vuole le tue stesse cose?
Piccola
nota sulla scena in Honduras: sarà perché ricordavo la prima stagione e
recitavo le battute (“Je quann stev là in Honduras”), sarà perché pensavo a
Ciro dei Jackal e alle sue parodie, sarà che Salvatore Esposito si è messo a
parlare in spagnolo… ma l’ho adorata!
Aspetto con ansia settimana prossima.
Aspetto con ansia settimana prossima.
Antonietta
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mercoledì 11 maggio 2016
Protagonista indiscussa di questo primo episodio è Debora, o meglio Donna Debora, come recita il titolo recentemente guadagnatosi nel clan Conte.
Per quasi un’ora è il suo punto di vista che viviamo, è il suo respiro affannoso e pesante che condividiamo, l’ansia e la paranoia che ci consumano sono le sue. Avremmo potuto inaugurare questa seconda stagione con il senso di onnipotenza di Ciro o con la rabbia di Don Pietro, e invece hanno voluto farci iniziare così, con la stessa paura dell’anello più debole del clan. Perché nonostante abbia scalato le gerarchie del sistema a braccetto con suo marito, Debora non è pronta, o semplicemente non è fatta, per quel mondo.
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